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Dai racconti orali di anziani e adulti che hanno vissuto l'epoca della mezzadria fino ai primi anni '60, si può ricostruire l'esistenza e l'utilizzo di circa 13 fontane così dislocate sul territorio catignanese: la Fonte Cristiana sulla strada comunale di Colle Freddo, ormai chiusa;
la Fonta Vicchje poco dopo l'accesso da via Belvedere per contrada Sterpara;
Fonte Cerreto, sempre in contrada Sterpara in direzione del fiume Nora, composta di un'unica sorgente e due fontane, di cui una in pietra posta sotto una quercia secolare (1 nella mappa);
Lu Cuparell e la Fonte San Vittore, vicine, nei pressi del fosso ai piedi della Statale 612 (2 nella mappa);
la Fonte dei Frati, in prossimità della curva Patani su cui è sorto il nuovo Ponte Rosso, una fonte – questa – facente parte dell'edificio sovrastante, oggi abitazione privata, che secoli fa era invece un convento di frati (nella foto, come compariva prima dei lavori – 3 nella mappa);
la Fontana dei Sterpari in contrada Sterpara ma sul fosso del fiume Nora, composta ormai solo di una cisterna;
la Fonte di Colle Plaie nei pressi di contrada Cappuccini e in direzione Civitaquana, su cui si è ultimamente intervenuto con un'opera di riempimento con cemento (4 nella mappa);
la Funtanell de lu Mulin e la Fonte Corvi sempre sul fosso del fiume Nora in prossimità del podere dei Baroni Corvi sulla Statale;
la Font de Curin in prossimità della strada comunale che porta a contrada Micarone prima di giungere sul ponte sul fiume Nora;
la Fonte Piano Villa sulla strada che da contrada Paludi porta al ponte sul Nora;
la Fonte de Quarchion a ridosso del Ponte Rosso.
Di queste alcune sono ad oggi chiuse, da cui quindi non sgorga più acqua, altre sono funzionanti ma in disuso, altre completamente in stato di abbandono.
La fontana certamente meglio conservata, ad opera di un privato cittadino che abita nei pressi e che ha dato avvio anche ad un'attività di bed&breakfast, è quella di San Vittore.
In epoca contadina, fintanto che in molte regioni italiane la mezzadria è stata la forma usata di contrattazione nell'agricoltura prima di passare a quella contemporanea di tipo più imprenditoriale e prima che venisse abolita nel 1964, le fontane, dislocate in modo da poter soddisfare i bisogni di tutte le contrade del paese, avevano vari scopi: anzitutto per i bisogni primari delle famiglie (bere, lavare), per abbeverare i bestiami, come lavatoi, ma erano anche punti di incontro sociale tra le famiglie ed in particolare tra le donne.
All'uso delle fontane si lega anche la tradizione, tutta catignanese, descritta anche su alcuni saggi antropologici, ed udibile oralmente dagli anziani, del lavarsi faccia e mani nella notte di S. Giovanni (24 giugno) da parte di giovani ragazzi e ragazze presso sette fonti del paese, in modo da diventare tra loro compari o comari. Certamente nei decenni la tradizione si è andata modificando, semplificandosi. Infatti, è quasi certamente connessa a questo rito la tradizione più recente dei compari o delle comari “a fiori”: sempre nella notte di S.Giovanni ragazze e ragazzi sceglievano quale amica o amico dovesse diventare il proprio compare o comare a fiori: ci si consegnava un fiore pronunciando una frase (“Cumpar e Cumpar n'n si dicemm mal, se mal ci dicemm all'infern ce ne jemm” – Tra compari non ci si offende, se ci si dovesse offendere andremo all’infermo), ed il rito si ripeteva nel giorno di San Pietro e Paolo (29 giugno) quando chi aveva ricevuto il fiore il 24 ne consegnava un altro al compare o alla comare.
Testi di Chiara Cesarone da “Acqua e tradizioni tra le ‘fonti’ di ricchezza di Catignano” su Pia.Ce & dintorni